giovedì 20 giugno 2013

Anni elementari

Appendicite. A 7 anni ho subito il mio primo intervento, per l’appendicite. Preso da dolori alla pancia da un po’ di giorni, i miei genitori decisero di portarmi in ospedale per un controllo. Fatti gli accertamenti del caso, i medici constatarono che si trattava di appendicite e il giorno seguente venni accompagnato in sala operatoria. Di quell’episodio ricordo un grosso lampadario che faceva luce su di me accecandomi, al che cominciai ad aver paura e a gridare, ma subito dopo, per effetto dell’anestesia, mi addormentai. Mi risvegliai ad intervento compiuto, nella stessa stanza dove stavo prima dell’ingresso in sala operatoria. Avevo una gran sete, ma nonostante chiedessi continuamente da bere, non mi portavano l’acqua, ma si limitavano ad inzuppare un tovagliolo con il quale mi tamponavano le labbra. Solo dopo ventiquattr’ore potei assaporare il mio primo bicchiere d’acqua. Non vi dico che gioia. Dopo 5 giorni mi hanno tolti i punti e potete immaginare dove arrivarono le mie urla. In compenso quando mi informarono che a breve sarei ritornato a casa saltai dalla felicità.
La bicicletta. Ai tempi della mia infanzia si giocava come tutti i bambini in mezzo alla strada perché non c’era altro. Unico divertimento era costituito dalla bicicletta. Con le mani sui manubri ci sembrava di volare, soprattutto nelle discese. Quel giorno non so cosa mi passò per la mente: presi la mia bicicletta e mi misi a smontare il manubrio, poi non contento presi a sostituire una delle ruote con quelle di un'altra bicicletta.
M: - Questi sono i lavori che faceva mio figlio l’anno scorso con i suoi compagni di scorribande.
Legammo la mia bicicletta ad un'altra. L’amico mi tirava e ad un certo punto non potendo frenare son caduto con la bici sopra di me. Quando feci per rialzarmi il polso mi doleva assai, nel giro di poco tempo si gonfiò e dovetti ammettere ai miei che ero volato dalla bicicletta. Mi ero fratturato l’altro polso, quello sano. Lasciai l’ospedale con una nuova ingessatura: ormai ero diventato un cliente fisso.
Il braciere. Una storia vera che ha del miracolo. Noi figli maschi dormivamo in un’unica stanza e d’inverno, per scaldarci, si usava il braciere con la carbonella. Io avrò avuto sì e no nove o dieci anni. Si stava tutti riuniti intorno al braciere. Si arrostiva il pane e intanto si chiacchierava. Con la forchetta si sistemavano le forme vicino alla brace, poi si metteva un po’ di olio, sale e pomodoro, oppure un po’ di zucchero e un po’ di acqua, appena appena, giusto per togliere quel croccante. Una sera, non si è mai capito il perché, prima di andare a dormire uno di noi, forse proprio io, mise il braciere sotto il comò, come tutte le altre sere, ma al mattino seguente quando ci svegliammo trovammo l’amara sorpresa: il comò era completamente bruciato insieme a tutto il suo contenuto, e in gran parte anche l'armadio. Noi bambini non ci accorgemmo di nulla per cui non ci siamo spaventati più di tanto, ma i nostri genitori erano sbiancati per la paura. Chissà quale santo ci protesse in quell'occasione! Da allora quando si andava a letto il braciere lo si svuotava nel caminetto e lo si spegneva con l'acqua.
M: -  Roba da prender fuoco la casa!
A: - Si pensava che fosse quasi spento.
M: - Della scuola non hai detto niente…
A: - Meglio così! (Il post si chiude con una risata). Nel prossimo il seguito.
 
 

1 commento:

  1. Angelo non ti sei fatto mancare proprio niente !!!!!! VIVACETTO èèèèèèè
    io femminucia ne combinavo un pò di meno ma ci divertivamo veramente anche con poco
    ma il braciere guarda è andata bene

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