Almanacco. Oggi 25 Giugno la
chiesa festeggia San Guglielmo abate da Vercelli. Ricordiamo la nascita di
George Orwell (1903) ma soprattutto quella del genio catalano Antoni Plàcid
Guillem Gaudí i Cornet (1852). Guglielmo in occitano arcaico è Guillem.
Curiosità. Nel 1947 venivano
introdotte sul mercato le scarpe da tennis.
Il santo. Figlio di nobili
vercellesi a quindici anni è monaco. Va in pellegrinaggio a Santiago di
Compostela e dopo a Roma. In Palestina, ad Oria fu malmenato dai banditi. Si
ritira da eremita a Montevergine, presso Avellino, dove darà vita alla
Congregazione Benedettina, divenendone l'abate.
Dopo aver nominato
il suo successore, il futuro beato Alberto, si ritirò prima sul monte Cognato
in Lucania, e infine a Goleto (Avellino) dove vivrà un anno in una cella
ricavata nella cavità di un albero. Morì a Goleto. Nel 1942 papa Pio XII
proclamò Guglielmo di Montevergine patrono primario dell'Irpinia.
Politica. Nel 1946 veniva
insediata l'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana con Giuseppe
Saragat alla presidenza. E proprio ieri è mancato l’ultimo padre costituente.
Non ce l’ha fatta per un giorno.
Il proverbio. A giugno quando il grano si piega il contadino si raddrizza.
L’artista. Il doodle di
Google di oggi ha ricordato i 161 anni della nascita dell’architetto eclettico
Gaudì, figlio di artigiani calderai. Di carattere molto riservato, lavorava
contemporaneamente a più progetti, pur essendo miope da un occhio e presbite
dall'altro. Non si sposò mai. Era molto religioso e predicava la castità.
Vegetariano, amava il miele e la frutta, che mangiava con la buccia, tanto che
affermò: «I frutti più squisiti sono le albicocche di Maiorca appena colte».
Amava il respiro del mar mediterraneo: «Le mie caratteristiche greche sono
dovute al Mediterraneo, la cui vista è per me indispensabile». Gaudì, dalla
chioma biondissima, una volta si fece azzurrare la barba da Audonard, il
miglior parrucchiere di Barcellona. Conduceva una vita appartata e poverissima,
guadagnandosi così la stima dei ricchi mecenati. A chi domandava quando
sarebbero terminati i lavori della Sagrada Familia, rispondeva: «Il mio cliente
non ha alcuna fretta. Dio ha tutto il tempo del mondo. Tutto è frutto della Provvidenza,
inclusa la mia partecipazione come architetto». La Sagrada Familia era la sua
ossessione: pensava all'interno, alle colonne inclinate «come il bastone del
viandante». Ci vedeva tutta la natura, dalle foglie ai pesci pesci eucaristici
che non mancò di disegnare: «Nella zoccolatura delle navate ci saranno pesci
che porteranno in bocca ostie». La Sagrada Familia di Gaudì è in realtà una
costruzione abusiva: il comune di Barcellona non ha mai concesso la licenza
edilizia.
Il 7 giugno del 1926
si stava recando come d’abitudine in chiesa, ma il destino volle che il primo
tram messo in circolazione nella città lo investisse. Essendo malvestito e
senza documenti, nessuno lo riconobbe. Aveva le caviglie artritiche avvolte in
bende, in tasca un vecchio Vangelo, un grappolo d'uva e qualche nocciolina.
Privo di coscienza, fu scambiato per un mendicante e senza ricevere i dovuti
soccorsi, fu trasportato a Santa Croce, l’ospizio dove venivano ricoverati i
poveracci. Il giorno dopo lo riconobbe il cappellano della Sagrada Família, ma
ormai c’era ben poco da fare. Il 10 si spense in solitudine, proprio quando
stavano per essere completate le torri della facciata della Nascita, ma ebbe
funerali solenni con migliaia di persone al suo seguito, e venne infine sepolto
nella cripta della sua Sagrada Família. Allora lo soprannominarono
"l'architetto di Dio". Visse in tutto 73 anni. Eclettico, visionario
e sognatore, con il suo modernismo ottenuto fondendo le architetture gotiche e
moresche, rese celebre Barcellona. Fu ammirato da Joan Mirò.
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