sabato 29 giugno 2013

Contrada Calderone

 Nel 1985 comprai il terreno in contrada Calderone e presentai domanda di costruzione.  Il terreno si trovava un po’ in periferia rispetto al paese ma lo scelsi in quanto non era troppo distante dal centro e facilmente raggiungibile anche con la bicicletta.  Intorno alla casa avrei potuto disporre di un bel pezzo di terreno da coltivare, allevando animali da cortile. Tramite l’architetto M.T., presentai la domanda di concessione edile.
Fui obbligato a stipulare un’assicurazione per avere il permesso edile sulla legge Bucalossi, la tassa che si pagava allora per ottenere la concessione edilizia, ovvero il permesso per poter costruire. Chiesi di dividere la tassa in quattro rate e loro si volevano tutelare. Mi rinnovarono automaticamente l’assicurazione quando ebbi finito di pagare le quattro rate, perché non avevo dato in tempo la disdetta.
Nei corridoi dei colleghi muratori appresi che bisognava muoversi nel loro giro per ottenere facilmente le licenze, altrimenti ti ostacolano come successe a me con la storia della recinzione del primo terreno. Tutto regolare, visto che funziona così dappertutto.
La concessione edilizia mi fu rilasciata il 03-04-1986, sono quattro fogli. Comincio a lavorare in economia, man mano che ho i soldi li investo nei materiali. Di giorno lavoravo in una cooperativa idraulica, elettrica, termica e muraria, avviata con dei paesani che ai tempi ritenevo amici. Nel pomeriggio, dopo una pausa fugace per metter qualcosa sotto i denti, ripartivo con i lavori in contrada Calderone e smettevo solo all’imbrunire. Ero contento perché vedevo crescere qualcosa direttamente dalle mie mani. Anche i miei familiari condividevano la mia gioia. Mio figlio Luca giocava tutto il giorno in campagna. I bambini degli amici quando venivano a trovarci non volevano più andarsene perché stavano liberi all’aperto. Il mio secondo figlio aveva solo un anno e cominciava a muovere i suoi primi passi: si divertiva a infilarsi nelle vasche dell’acqua. Per i primi due anni veniva il camion a scaricarci l’acqua nella cisterna. Dopo feci il pozzo artesiano.
Con la costruzione della casa cominciarono i primi veri sacrifici, lasciai da parte ogni svago e mi concentrai notte e giorno soprattutto nella realizzazione del mio progetto e man mano che prendeva forma venivo ripagato dalle rinunce che ero costretto a sopportare per accorciare i tempi di realizzo. Ancora non sapevo che le modifiche apportate al territorio mi avrebbero causato danni a non finire, per cui procedevo tranquillamente nei miei fini. Nel 1987 arrivò la prima sorpresa. Di notte.
 
 

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