venerdì 21 giugno 2013

Il sogno premonitore

        All'età di 9 anni, per volere di mio padre che non voleva vedermi in mezzo alla strada, ebbi la mia prima esperienza lavorativa in un autolavaggio, dove alla fine della settimana ricevevo la paghetta, il che mi rendeva contento perché potevo andare al cinema e mi ci compravo anche i primi calzoni in pizzeria.
Negli anni successivi dovetti seguire mio padre nei cantieri edili, era tremendo, mi stava sempre addosso e dovevo capire tutto alla prima spiegazione altrimenti volavano pezzi di tavola o qualche ferro, non mancava neanche qualche schiaffo ogni tanto, perché ti dovevi fare subito uomo, non come adesso che a trent’anni sono ancora sotto le vesti della mamma e non sanno cosa fare.
Portavo l'acqua alle persone e andavo a comprare i panini. Allora si riciclava tutto, soprattutto i chiodi, li si raddrizzava per poterli riutilizzare. Inoltre ripulivo le tavole dal cemento. Con la crisi mio padre fu costretto a partire per la Germania e io entrai in un collegio dove rimasi per circa 1 anno e mezzo. Fu per me un’esperienza di cui conservo ricordi molto belli, oltre ad avermi lasciato il segno dell’altruismo, valore che conservo tutt’ora. Ma prima di parlare della scuola non posso tralasciare un episodio risalente a quel periodo. Per raccontare dell’incubo della scalinata devo precisare che tre sono le porte di Mesagne: Porta Grande, Porta Piccola e Porta Nuova. Intorno ai nove anni feci uno strano sogno: mi trovavo sulla scalinata della terza porta dopo esser stato al cinema, quando improvvisamente cominciò a piovere e l’acqua continuava a salire verso di me. Io scappavo impaurito e l’acqua mi veniva dietro. Questo sogno mi è sempre rimasto vivo nella memoria e da quel momento me lo porto appresso come una specie di maledizione, perché con l'acqua sto lottando da ben 23 anni, ossia dal 1988, anno del primo allagamento in campagna.
M. Son venticinque anni!
A. Ho perso il conto allora. La miseria…
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento