Negli anni
successivi dovetti seguire mio padre nei cantieri edili, era tremendo, mi stava
sempre addosso e dovevo capire tutto alla prima spiegazione altrimenti volavano
pezzi di tavola o qualche ferro, non mancava neanche qualche schiaffo ogni
tanto, perché ti dovevi fare subito uomo, non come adesso che a trent’anni sono
ancora sotto le vesti della mamma e non sanno cosa fare.
Portavo l'acqua alle
persone e andavo a comprare i panini. Allora si riciclava tutto, soprattutto i
chiodi, li si raddrizzava per poterli riutilizzare. Inoltre ripulivo le tavole
dal cemento. Con la crisi mio padre fu costretto a partire per la Germania e io
entrai in un collegio dove rimasi per circa 1 anno e mezzo. Fu per me
un’esperienza di cui conservo ricordi molto belli, oltre ad avermi lasciato il
segno dell’altruismo, valore che conservo tutt’ora. Ma prima di parlare della
scuola non posso tralasciare un episodio risalente a quel periodo. Per
raccontare dell’incubo della scalinata devo precisare che tre sono le porte di
Mesagne: Porta Grande, Porta Piccola e Porta Nuova. Intorno ai nove anni feci
uno strano sogno: mi trovavo sulla scalinata della terza porta dopo esser stato
al cinema, quando improvvisamente cominciò a piovere e l’acqua continuava a
salire verso di me. Io scappavo impaurito e l’acqua mi veniva dietro. Questo
sogno mi è sempre rimasto vivo nella memoria e da quel momento me lo porto
appresso come una specie di maledizione, perché con l'acqua sto lottando da ben
23 anni, ossia dal 1988, anno del primo allagamento in campagna.
M. Son venticinque
anni!
A. Ho perso il conto
allora. La miseria…
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