giovedì 27 giugno 2013

Il silenzio comunale.

Acquistai il primo terreno in via vecchia Ceglie in quanto sito nelle immediate vicinanze della casa dei miei genitori. Era un terreno in fase di espansione, non agricolo, come risulta tutt’ora dopo che son trascorsi vent’anni. Il 14-8-1984 il Comune emise un’ordinanza sindacale con la quale avvisava i proprietari che i terreni si dovevano tenere puliti o recintati. Io optai per la recinzione. In quel periodo lavoravo per l’architetto G.M. e mi feci consigliare in proposito. Presentai la domanda a nome mio e, lasciati trascorrere come al solito un paio di mesi, mi recai presso il comune, dove mi riferirono che occorreva la piantina. Ci penserà lo stesso architetto e con quella in mano mi presento di nuovo in Comune. Intanto passano altri due mesi. Ritorno e mi sento dire che la piantina non andava bene perché non era specificata la larghezza della porta d’ingresso e la relativa altezza. L’architetto mi spiegherà che l’altezza non può essere superiore a due metri e mezzo e questo già lo sapevamo noi muratori. Consegnai una nuova pianta, cioè uno schizzo di planimetria, ma lasciai perdere e non ritornai più all’Ufficio Tecnico, perché dentro di me avevo cominciato a bollire.
Feci di testa mia e mi procurai un escavatore per spianare il terreno e livellarlo. Dopo di che gettai le fondamenta e alzai il famoso recinto, di modo che quando avessi potuto avrei cominciato a costruire. E qui l’amara sorpresa: vengo denunciato per costruzione abusiva.
E da qui si apre la mia vicenda giudiziaria perché prima di allora non ero mai entrato in un Tribunale.
 

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