Appendicite. A 7 anni ho subito il mio primo intervento, per
l’appendicite. Preso da dolori alla pancia da un po’ di giorni, i miei genitori
decisero di portarmi in ospedale per un controllo. Fatti gli accertamenti del caso,
i medici constatarono che si trattava di appendicite e il giorno seguente venni
accompagnato in sala operatoria. Di quell’episodio ricordo un grosso lampadario
che faceva luce su di me accecandomi, al che cominciai ad aver paura e a gridare,
ma subito dopo, per effetto dell’anestesia, mi addormentai. Mi risvegliai ad
intervento compiuto, nella stessa stanza dove stavo prima dell’ingresso in sala
operatoria. Avevo una gran sete, ma nonostante chiedessi continuamente da bere,
non mi portavano l’acqua, ma si limitavano ad inzuppare un tovagliolo con il
quale mi tamponavano le labbra. Solo dopo ventiquattr’ore potei assaporare il
mio primo bicchiere d’acqua. Non vi dico che gioia. Dopo 5 giorni mi hanno
tolti i punti e potete immaginare dove arrivarono le mie urla. In compenso
quando mi informarono che a breve sarei ritornato a casa saltai dalla felicità.
La bicicletta. Ai tempi della mia infanzia si giocava come tutti i bambini
in mezzo alla strada perché non c’era altro. Unico divertimento era costituito
dalla bicicletta. Con le mani sui manubri ci sembrava di volare, soprattutto
nelle discese. Quel giorno non so cosa mi passò per la mente: presi la mia bicicletta
e mi misi a smontare il manubrio, poi non contento presi a sostituire una delle
ruote con quelle di un'altra bicicletta.
M: - Questi sono i
lavori che faceva mio figlio l’anno scorso con i suoi compagni di scorribande.
Legammo la mia
bicicletta ad un'altra. L’amico mi tirava e ad un certo punto non potendo
frenare son caduto con la bici sopra di me. Quando feci per rialzarmi il polso mi
doleva assai, nel giro di poco tempo si gonfiò e dovetti ammettere ai miei che
ero volato dalla bicicletta. Mi ero fratturato l’altro polso, quello sano. Lasciai
l’ospedale con una nuova ingessatura: ormai ero diventato un cliente fisso.
Il braciere. Una storia vera che ha del miracolo. Noi figli maschi
dormivamo in un’unica stanza e d’inverno, per scaldarci, si usava il braciere
con la carbonella. Io avrò avuto sì e no nove o dieci anni. Si stava tutti
riuniti intorno al braciere. Si arrostiva il pane e intanto si chiacchierava.
Con la forchetta si sistemavano le forme vicino alla brace, poi si metteva un
po’ di olio, sale e pomodoro, oppure un po’ di zucchero e un po’ di acqua,
appena appena, giusto per togliere quel croccante. Una sera, non si è mai
capito il perché, prima di andare a dormire uno di noi, forse proprio io, mise
il braciere sotto il comò, come tutte le altre sere, ma al mattino seguente
quando ci svegliammo trovammo l’amara sorpresa: il comò era completamente
bruciato insieme a tutto il suo contenuto, e in gran parte anche l'armadio. Noi
bambini non ci accorgemmo di nulla per cui non ci siamo spaventati più di
tanto, ma i nostri genitori erano sbiancati per la paura. Chissà quale santo ci
protesse in quell'occasione! Da allora quando si andava a letto il braciere lo
si svuotava nel caminetto e lo si spegneva con l'acqua.
M: - Roba da prender fuoco la casa!
A: - Si pensava che
fosse quasi spento.
M: - Della scuola non
hai detto niente…
A: - Meglio così! (Il
post si chiude con una risata). Nel prossimo il seguito.
Angelo non ti sei fatto mancare proprio niente !!!!!! VIVACETTO èèèèèèè
RispondiEliminaio femminucia ne combinavo un pò di meno ma ci divertivamo veramente anche con poco
ma il braciere guarda è andata bene