All’età di dodici
anni fui mandato in seminario dove rimasi per circa un anno e mezzo, mentre mio padre lavorava in Germania alle dipendenze della
Volkswagen. Interrotti gli studi mi misi a lavorare con mio padre nell’impresa
artigiana da lui avviata. La crisi ci costrinse a lasciare l’Italia e nel Gennaio
del 1970 con la mia famiglia al completo parto per la Germania. Mio padre non
voleva che stessi chiuso in casa così chiese ad alcuni colleghi di accompagnarmi
a vedere la partita, di modo che potessi apprendere anche un po’ di tedesco. Mi
ritrovai su di una macchina nuova di zecca con i colleghi di lavoro di mio
padre, quando la stessa a causa di un incidente finì accartocciata contro il
muro. Io ero inzuppato di benzina, tutto rotto di dentro ma senza che si
vedesse una goccia di sangue. Sul giornale mi avevano dato per morto. Ero
incastrato tra le lamiere, mi hanno tirato fuori dal finestrino laterale posteriore
e trasportato all'ospedale son finito per la seconda volta sotto i ferri con
tanto di asportazione della milza. Tra l'altro il giorno dopo era pure il mio
compleanno: compivo 16 anni. Alla fine dell'anno ritornammo al nostro paese
nella speranza di riprendere a lavorare in qualche ditta.
La notte del sette
maggio del 1972 raggiunsi la Svizzera accompagnato da mio padre che mi presentò
ad alcuni compaesani, i quali mi avrebbero tenuto d’occhio. In quell’ambiente
dai modi riservati e meticolosi, fui preso di buon occhio dal mio nuovo datore
di lavoro. Percepivo un buon stipendio ma il lavoro era rischioso: montavo i
tetti. Ogni tanto qualcuno volava di sotto. Scaduto il permesso stagionale
ritornai al paese con una nuova esperienza sulle spalle. Ripresi a lavorare con
mio padre.
Nessun commento:
Posta un commento