In seguito ai ripetuti allagamenti del
territorio il Comune e il Prefetto avrebbero avuto l’obbligo di intervenire
attuando un piano di salvaguardia, invece si sono sempre scaricati le
responsabilità l’uno con l’altro, giocando allo scaricabarile. Per che cosa
vengono pagati questi qua? Nel 97 mi rivolsi direttamente al Presidente della
Repubblica con un’istanza. Scalfaro diede poi disposizione al capo della
divisione del Segretariato Generale, stando agli atti, il quale a sua volta mi
avrebbe poi risposto in data 11 dicembre, che i loro uffici avevano provveduto
ad interessare la Prefettura di Brindisi.
- Il nùares! Che bella presa in giro. Le
sanno scrivere bene le lettere. Questo è l’impianto burocratico: gente pagata apposta
per scrivere lettere completamente inutili, visto che il Prefetto poi avrebbe
continuato ad agire con indifferenza. Kafka insegna.
Ritornando al 7-2-96, come già accennato
in precedenza, si preannunciò un nuovo allagamento. Come ogni volta in
circostanze simili mi rivolsi al Comune, nella speranza che prima o poi
qualcuno si sarebbe degnato di prendere in mano la situazione e di dargli il
giusto peso che meritava, vista la gravità della stessa, in relazione ai danni
e ai disagi creati in seguito alle ripetute inondazioni, che non venivano mai
tenute sotto controllo.
Come risposta alle mie richieste mi fu
inviato dal comune un auto spurgo, costretto poi a causa della piena a scappare
via e ritornare il giorno successivo. Ci avrebbe impiegato due giorni per liberare
lo scantinato dall’acqua e ripulire la cisterna. Mi avvisarono che sarebbe
stato il primo ed ultimo intervento da parte del comune. Fu l’unica volta che
intervenne l’auto spurgo. Infatti quando nel 1998 chiesi soccorso ai Vigili
Urbani mi risposero di arrangiarmi!
Il 13-03-1996, come riportato dalla relazione
del Comune, subii l’ennesimo allagamento. Ciò nonostante il 20 marzo 1996
ricevetti come ciliegina sulla torta una ingiunzione di pagamento di 30.000
lire per il trasposto dei figli a scuola, richiesta consegnatami
dall’Assistente Sociale. Fu una piccola ripicca nei miei confronti perché non
accettavo di piegarmi alle loro volontà, cioè si aspettavano in coro che io lasciassi
perdere e abbandonassi le denunce. Non conti niente per loro, non è possibile
che dopo tanti allagamenti nessuno prenda posizione. Una vergogna dopo quattro
allagamenti in poco meno di tre mesi: non avevo più occhi per piangere e mi si
chiede pure di pagare il pulmino della scuola bus che passava a prendere i
ragazzi che abitavano in campagna. Con il danno e la beffa la rabbia saliva. Fui
lasciato nella totale indifferenza. Al Commissariato un poliziotto mi fece
capire che li stavo infastidendo con le mie denunce. Al che mi rivolsi ai
carabinieri e gli spiegai cosa stava succedendo. Si presero alcuni giorni di
tempo prima di rispondermi che il pagamento delle 30 mila lire risultava essere
un atto dovuto ma non figurava all’ufficio protocollo. Attraverso altre persone
venni poi a sapere che all’ufficio protocollo erano successe molte altre
anomalie del genere. Indignato il 19-02-1996 richiesi l’intervento della
Procura di Brindisi, la quale si sarebbe mossa tre giorni dopo, dando
disposizioni ai servizi sociali affinché provvedessero a dare un sostegno ai
miei figli, mentre mia moglie veniva ricoverata in ospedale.
Mia moglie, appartenente alla categoria
degli invalidi civili, per aver contratto la poliomielite in tenera età, non
riusciva più a camminare perché in seguito ai continui sforzi, non circolandole
bene il sangue, le si era annerita la gamba e, di conseguenza, fu trasportata
per aggravamenti da Mesagne presso l’ospedale di Brindisi. Era il 24 febbraio. Gli
assistenti sociali, la capa e la sua aiutante, dopo aver scaricato i miei figli
presso mio zio Antonio, il quale poteva ospitare solo una persona e non due, dimostrarono
il solito menefreghismo bello e buono e basta, tanto che non si sarebbero più
fatte sentire.
- In quanto donne avrebbero dovuto avere
un po’ di sensibilità per lo meno…
- Un po’ di coscienza dovrebbero averla. Ma
è sempre la stessa storia anche qui ad Udine. A loro vengono impartiti ordini e
in base a quelli devono agire. «Vai a parlare con l’assessore», mi fu detto. L’assessore
purtroppo non sapeva nulla. I nodi piano piano verranno tutti al pettine.
Quando uscì mia moglie dall’ospedale si
prese e si tornò tutti a casa. A mia moglie era stata diagnosticata una trombosi
coronaria con ulcere alla gamba, perché non faceva in tempo a guarirne una di
ulcera che ne usciva un’altra. Questo dovuto a tutto il lavoraccio in
conseguenza agli allagamenti subiti. Le fecero delle medicazioni e mi toccò
pure fare avanti e indietro a Brindisi, cosa dovevo chiedere ancora, il pulmino
per l’accompagnamento, dopo quanto avevo subito non essendomi mai venuti
incontro in nulla, nonostante fossero tenuti per legge a farlo? La cartella
clinica sta nel fascicolo che ha Sandra, l’amica di famiglia che non risponde
più alle mie email, ma ci ritorneremo. La gamba non sopportava gli sbalzi
climatici e venivano fuori le ulcere, delle vere e proprie croste sulle gambe,
molto fastidiose.
Quel giorno, dopo esser stato scaricato
dalla Procura, mentre mia moglie era ricoverata e io stavo facendo ritorno a
Mesagne, mi venne in mente di rivolgermi anche al prefetto. Mi ci presentai con
tutta la documentazione, foto comprese. Siccome si trattava di un fatto grave
venni immediatamente ricevuto dal Prefetto in persona, il quale si sarebbe
liberato: «Guarda che io le disposizioni al Sindaco le ho date e se non è
intervenuto non è responsabilità mia. Visto che lei ha un processo in corso le
conviene fare una denuncia cautelativa contro la procura così si daranno da
fare».
- Perché, era responsabile la procura e
non il prefetto per le inadempienze del comune?
- In fatto di allagamenti il responsabile
è in prima persona il Sindaco. Se questi non interviene a quel punto dovrebbe pensarci
il Prefetto, quale responsabile della Provincia. Nel caso che anche il Prefetto
non si dia da fare a quel punto ci vuole una denuncia presso la Procura, ed è
quel che ho fatto, la quale deve poi darsi da fare. Ma nessuno interveniva: giocavano
allo scaricabarile, scaricandosi di volta in volta le responsabilità uno
addosso all’altro.
L’ispettore R.F. invece di fare la
denuncia chiamò il mio avvocato C.R. e mi promise che di lì a poco ci sarebbe
stata l’udienza e che avrebbe fatto in modo che il Giudice prendesse
provvedimenti in merito. Fu l’ennesimo buco nell’acqua perché tale udienza fu
addirittura rimandata, minimo tra un’udienza e l’altra trascorrevano sei mesi.
Invece dopo alcune settimane venni contattato dallo stesso avvocato, il quale
mi informò che volevano archiviare il caso e che era necessario presentassi
ulteriori prove. Come se non bastassero sette allagamenti! Consapevole che
questi stavano cercando di nascondere la verità con l’archiviazione del caso,
mi decisi ad inviare una lettera anche al Presidente della Repubblica. E pure
quella non servì a niente. Avevo solo buttato via soldi nei francobolli!
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