venerdì 12 luglio 2013

Un castello tutto kafkiano

In seguito ai ripetuti allagamenti del territorio il Comune e il Prefetto avrebbero avuto l’obbligo di intervenire attuando un piano di salvaguardia, invece si sono sempre scaricati le responsabilità l’uno con l’altro, giocando allo scaricabarile. Per che cosa vengono pagati questi qua? Nel 97 mi rivolsi direttamente al Presidente della Repubblica con un’istanza. Scalfaro diede poi disposizione al capo della divisione del Segretariato Generale, stando agli atti, il quale a sua volta mi avrebbe poi risposto in data 11 dicembre, che i loro uffici avevano provveduto ad interessare la Prefettura di Brindisi.
- Il nùares! Che bella presa in giro. Le sanno scrivere bene le lettere. Questo è l’impianto burocratico: gente pagata apposta per scrivere lettere completamente inutili, visto che il Prefetto poi avrebbe continuato ad agire con indifferenza. Kafka insegna.
Ritornando al 7-2-96, come già accennato in precedenza, si preannunciò un nuovo allagamento. Come ogni volta in circostanze simili mi rivolsi al Comune, nella speranza che prima o poi qualcuno si sarebbe degnato di prendere in mano la situazione e di dargli il giusto peso che meritava, vista la gravità della stessa, in relazione ai danni e ai disagi creati in seguito alle ripetute inondazioni, che non venivano mai tenute sotto controllo.
Come risposta alle mie richieste mi fu inviato dal comune un auto spurgo, costretto poi a causa della piena a scappare via e ritornare il giorno successivo. Ci avrebbe impiegato due giorni per liberare lo scantinato dall’acqua e ripulire la cisterna. Mi avvisarono che sarebbe stato il primo ed ultimo intervento da parte del comune. Fu l’unica volta che intervenne l’auto spurgo. Infatti quando nel 1998 chiesi soccorso ai Vigili Urbani mi risposero di arrangiarmi!
Il 13-03-1996, come riportato dalla relazione del Comune, subii l’ennesimo allagamento. Ciò nonostante il 20 marzo 1996 ricevetti come ciliegina sulla torta una ingiunzione di pagamento di 30.000 lire per il trasposto dei figli a scuola, richiesta consegnatami dall’Assistente Sociale. Fu una piccola ripicca nei miei confronti perché non accettavo di piegarmi alle loro volontà, cioè si aspettavano in coro che io lasciassi perdere e abbandonassi le denunce. Non conti niente per loro, non è possibile che dopo tanti allagamenti nessuno prenda posizione. Una vergogna dopo quattro allagamenti in poco meno di tre mesi: non avevo più occhi per piangere e mi si chiede pure di pagare il pulmino della scuola bus che passava a prendere i ragazzi che abitavano in campagna. Con il danno e la beffa la rabbia saliva. Fui lasciato nella totale indifferenza. Al Commissariato un poliziotto mi fece capire che li stavo infastidendo con le mie denunce. Al che mi rivolsi ai carabinieri e gli spiegai cosa stava succedendo. Si presero alcuni giorni di tempo prima di rispondermi che il pagamento delle 30 mila lire risultava essere un atto dovuto ma non figurava all’ufficio protocollo. Attraverso altre persone venni poi a sapere che all’ufficio protocollo erano successe molte altre anomalie del genere. Indignato il 19-02-1996 richiesi l’intervento della Procura di Brindisi, la quale si sarebbe mossa tre giorni dopo, dando disposizioni ai servizi sociali affinché provvedessero a dare un sostegno ai miei figli, mentre mia moglie veniva ricoverata in ospedale.
Mia moglie, appartenente alla categoria degli invalidi civili, per aver contratto la poliomielite in tenera età, non riusciva più a camminare perché in seguito ai continui sforzi, non circolandole bene il sangue, le si era annerita la gamba e, di conseguenza, fu trasportata per aggravamenti da Mesagne presso l’ospedale di Brindisi. Era il 24 febbraio. Gli assistenti sociali, la capa e la sua aiutante, dopo aver scaricato i miei figli presso mio zio Antonio, il quale poteva ospitare solo una persona e non due, dimostrarono il solito menefreghismo bello e buono e basta, tanto che non si sarebbero più fatte sentire.
- In quanto donne avrebbero dovuto avere un po’ di sensibilità per lo meno…
- Un po’ di coscienza dovrebbero averla. Ma è sempre la stessa storia anche qui ad Udine. A loro vengono impartiti ordini e in base a quelli devono agire. «Vai a parlare con l’assessore», mi fu detto. L’assessore purtroppo non sapeva nulla. I nodi piano piano verranno tutti al pettine.
Quando uscì mia moglie dall’ospedale si prese e si tornò tutti a casa. A mia moglie era stata diagnosticata una trombosi coronaria con ulcere alla gamba, perché non faceva in tempo a guarirne una di ulcera che ne usciva un’altra. Questo dovuto a tutto il lavoraccio in conseguenza agli allagamenti subiti. Le fecero delle medicazioni e mi toccò pure fare avanti e indietro a Brindisi, cosa dovevo chiedere ancora, il pulmino per l’accompagnamento, dopo quanto avevo subito non essendomi mai venuti incontro in nulla, nonostante fossero tenuti per legge a farlo? La cartella clinica sta nel fascicolo che ha Sandra, l’amica di famiglia che non risponde più alle mie email, ma ci ritorneremo. La gamba non sopportava gli sbalzi climatici e venivano fuori le ulcere, delle vere e proprie croste sulle gambe, molto fastidiose.
Quel giorno, dopo esser stato scaricato dalla Procura, mentre mia moglie era ricoverata e io stavo facendo ritorno a Mesagne, mi venne in mente di rivolgermi anche al prefetto. Mi ci presentai con tutta la documentazione, foto comprese. Siccome si trattava di un fatto grave venni immediatamente ricevuto dal Prefetto in persona, il quale si sarebbe liberato: «Guarda che io le disposizioni al Sindaco le ho date e se non è intervenuto non è responsabilità mia. Visto che lei ha un processo in corso le conviene fare una denuncia cautelativa contro la procura così si daranno da fare».  
- Perché, era responsabile la procura e non il prefetto per le inadempienze del comune?
- In fatto di allagamenti il responsabile è in prima persona il Sindaco. Se questi non interviene a quel punto dovrebbe pensarci il Prefetto, quale responsabile della Provincia. Nel caso che anche il Prefetto non si dia da fare a quel punto ci vuole una denuncia presso la Procura, ed è quel che ho fatto, la quale deve poi darsi da fare. Ma nessuno interveniva: giocavano allo scaricabarile, scaricandosi di volta in volta le responsabilità uno addosso all’altro.
L’ispettore R.F. invece di fare la denuncia chiamò il mio avvocato C.R. e mi promise che di lì a poco ci sarebbe stata l’udienza e che avrebbe fatto in modo che il Giudice prendesse provvedimenti in merito. Fu l’ennesimo buco nell’acqua perché tale udienza fu addirittura rimandata, minimo tra un’udienza e l’altra trascorrevano sei mesi. Invece dopo alcune settimane venni contattato dallo stesso avvocato, il quale mi informò che volevano archiviare il caso e che era necessario presentassi ulteriori prove. Come se non bastassero sette allagamenti! Consapevole che questi stavano cercando di nascondere la verità con l’archiviazione del caso, mi decisi ad inviare una lettera anche al Presidente della Repubblica. E pure quella non servì a niente. Avevo solo buttato via soldi nei francobolli!
 
 

Nessun commento:

Posta un commento