giovedì 4 luglio 2013

Il video della protezione civile



Il video della protezione civile che, a detta dell’avvocato, non avrebbero accettato come prova in Tribunale
-  Eh, sì. La raccontano sempre come vogliono loro.
Ai tempi a Mesagne la protezione civile non esisteva come corpo a sé, c’erano solo delle persone che volontariamente davano la propria disponibilità in casi di emergenza. Ma nessuno mi ha aiutato a sgomberare lo scantinato dal fango e da tutti i miei beni ormai distrutti, tra cui tutte le mie attrezzature di campagna, motori, bicilette, olio, vino e quant’altro. Mettevamo tutto da parte per l’inverno, proprio come le formiche. Avevamo un congelatore come quelli dei gelati del bar, non ricordo di quanti litri, so solo che era strapieno di scorte alimentari, dalla carne alle verdure.
Nel video sono state girate tre sequenze: la prima il giorno dopo l’allagamento del 19 dicembre 1995, la seconda alcuni giorni dopo, cioè quando avevo finito di svuotare lo scantinato e la terza dopo l’allagamento del 7 febbraio 1996. Perché l’avv. C.R. mi disse che questo video non venne accettato come prova dal Tribunale? Forse perché emergevano le prove a mio favore e le responsabilità di chi agiva in malafede abusando del proprio potere? O forse perché lo stesso fece solo finta di presentarlo? Costui mi rimise poi l’incarico, perché gli avrei fatto fare una brutta figura davanti al giudice, dove avevo scoperto di altre prove che non aveva presentato in Tribunale. Cominciai a non avere fiducia in lui nel momento in cui non prendeva posizione sui ctu, i quali intimiditi non volevano prendersi le loro responsabilità. L’unico che lo fece fu minacciato e in tribunale piangeva come un bambino, ma ci ritorneremo a tempo debito.
Non avevo finito ancora di rimediare ai danni dell’ultimo allagamento, quando il 25-01-1996 piovve di nuovo su acqua e fango, come descritto nel rapporto dell’Ufficio Tecnico del Comune, qui allegato.
 
 
- Questa è una bella prova però.
- Sono tutte belle le prove che ho!
Il 30-01-1996 ricevetti la revoca dell’Ordinanza di sgombero e potemmo finalmente ritornarcene a casa nostra. I servizi sociali in quell’occasione si erano limitati a collocare i miei familiari presso l’abitazione di mio padre, senza darci alcun sostegno, né morale né economico.
Avevo quasi finito di pulire e salvare il salvabile quando la sera del 06-02-1996 telefonai direttamente al commissariato perché i vigili urbani non intervenivano. Mi fu indicato di richiedere l’intervento dei vigili del fuoco. Cosi chiamai i vigili.
Ci portarono poi via con il camion dei vigili del fuoco perché era l’unico mezzo che riusciva ad arrivare a casa nostra. C’erano più di trenta centimetri di acqua sul manto stradale. Da casa mia verso il paese il livello dell’acqua si alzava. L’indomani, dopo aver trascorso la nottata in Commissariato, ritornai a casa per valutare il da farsi e per controllare che non venisse saccheggiata la mia proprietà. Al ritorno in Commissariato l’amara sorpresa: i miei erano stati trasferiti in un centro immigrati.
Questo lo ritengo un atto ignobile e umiliante da parte dei responsabili del Comune, non ho mai voluto credere che sia stato per ripicca verso le mie ripetute denunce, ma non riesco a trovare altra spiegazione se penso che agli altri nelle mie stesse condizioni anche di minore entità, veniva loro assicurato un alloggio dove poter provvisoriamente riparare. Come se questo non bastasse mi rilasciarono un’ulteriore ordinanza di sgombero.
Come ciliegina sulla torta ricevetti la telefonata di mia moglie, la quale era furibonda. Voleva ritornare immediatamente a casa perché lei uno schifo del genere non l’aveva mai visto in tutta la sua vita. Fu lapidaria: «Meglio a casa nella melma che qua». Dopo circa dieci giorni dalle mie lamentale in Commissariato il centro immigrati di Mesagne fu chiuso.

 
 
 
 
 










 

 

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