giovedì 25 luglio 2013

Intimidazioni

La sera del 30 agosto 1999 ricominciò a piovere di brutto, tanto che la notte non riuscimmo a chiudere occhio per la preoccupazione di ritrovarci di nuovo a bagnomaria. Il livello dell’acqua ricominciò a salire e l’indomani eravamo di nuovo sommersi dall’acqua. Nell’indifferenza di tutti ricevetti a casa un giornalista che poi pubblicò un articolo sulla mia vicenda. L’Amministrazione Comunale anziché aiutarmi vergognosamente sostenne, come riportato nell’articolo di giornale, che «ci saremmo visti in tribunale in occasione del dibattimento». Il motivo credo sia dovuto al fatto che i pompieri in seguito all’allagamento inviarono un esposto al Comune, al Prefetto e alla Procura e io per questo fui invitato in Comune dal Sindaco, il quale mi attaccò dicendo che non avrei dovuto chiamare i pompieri ma avvisare lui, e che me l’avrebbe fatta pagare. Gli risposi che fu opera dell’avvocato, nel senso che il mio legale aveva chiesto informazioni in merito.
Il sindaco allora mandò la sua segretaria in protocollo per verificare che vi fosse la lettera del mio avvocato e al suo ritorno quest’ultima fece un cenno con il capo al sindaco per fargli capire che la lettera c'era. Io me accorsi con la coda dell'occhio e lui cambiò espressione.
Si rese conto dell’infondatezza delle sue accuse dopo aver constatato che la lettera c’era. Smorzò i suoi toni minatori e decise di scaricarmi alla P. P., la quale pensai fosse la dirigente dei servizi sociali. Credetti in un rimorso di coscienza da parte sua. Il colmo fu che quando scesi giù questa persona risultò essere in ferie e dovevo aspettare il suo ritorno non prima di due settimane.                                       
Nel frattempo ci fu l’udienza dove si dovevano presentare i testimoni. La signora C. A., dirigente di Legambiente, si propose da sola nel 1996, quando conobbe il geometra F.. A costui fu richiesta da parte del mio legale una perizia. Il comune lo cominciò a ostacolare ed egli mi diede indietro tutti i documenti scusandosi, che lui doveva lavorare. Lo ringraziai per la sincerità e andai via. Al momento di testimoniare anche la signora C. cominciò a tirarsi indietro con la scusa che non ricordava più nulla perché era trascorso troppo tempo. Compresi che anche lei aveva subito pressioni.
Presi un appuntamento con due dirigenti nella sede di Legambiente, sperando in un loro sostegno. La Candita non si era più resa disponibile.  Il giorno successivo mostrai loro tutta la problematica relativa ai canali inesistenti e a solchi che si erano sostituiti ai canali; i due mi diedero ragione, senza tuttavia esporsi quando sarebbe stato il momento. Lottano per il rispetto dell’ambiente e poi non hanno il coraggio di mettersi contro chi non lo tutela. Si limitarono a inviarmi un giornalista. Continuai a riparare i danni lavorando sodo, nella speranza di trovare delle soluzioni.

 




nel 2008 stesso posto nessuno aveva fatto nulla



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