Con l’altro ennesimo allagamento non tardò a
interviene il giornalista mandato da Legambiente, era quello del 2000. Mi
telefonò che sarebbe venuto a parlarmi ma prima mi avvisò che doveva passare in
Comune, forse per chiedere il permesso. Mi assentai per circa un’ora, quando l’architetto
del Comune R. M. si presentò a casa mia e trovò mia moglie: ci fu una tale
prepotenza da parte sua nell’accusarci che la casa non dovevamo costruirla li,
che era abusiva e costruita sul canale. Io non ero presente, peccato, perché
qualche parolina gentile se la sarebbe proprio meritata. Al mio rientro mi riferì
tutto mia moglie. Arrivò anche il
giornalista, il quale mi riferì che era stato in comune per sapere cosa stava
succedendo nella mia proprietà. Gli mostrai tutti i documenti e le foto. Infine
mi disse che al Comune gli avevano detto che la casa era sul canale, al che
volle accertarsi di persona: gli feci fare il giro di casa e della proprietà.
Ad un certo punto rivolto al Comune esclamò: «Non possono prendere in giro le
persone così: la casa è distante dal canale»! L’articolo infine lo titolò
proprio così: «La casa sul canale»
Il mio tormento
e la mia maledizione non hanno fine, tanto sono costretto a continuare a rimetterci,
sacrifici su sacrifici, mettevamo via per l’inverno il cibo come le formiche, e
l’acqua ogni volta si portava via tutto. Costretti a fare debiti per tirare
avanti ci restava solo la speranza, nostra unica forza che ogni giorno si
faceva sempre più debole, fino a quando l’acqua con l’ultimo allagamento si
prese anche quella. Chiesi più volte che venissero presi provvedimenti in
merito ma niente da fare, la giustizia è sorda e non ci sente, o meglio ha
orecchi solo per pochi privilegiati, sicuramente non per un povero cittadino
calpestato nei suoi diritti fondamentali. I legali non si riesce mai a capire
quali giochi fanno, se stanno con te o con la controparte. Sanno essere
ambigui.
Verranno
nominati dei consulenti di parte, i famosi C.T.U. Il primo rifiutò con la scusa
di avere rapporti con il Comune. Trascorsi 6 mesi lo seguì anche il secondo,
perché tesseva rapporti con il consorzio di bonifica dell’Arneo. Così le
udienze si susseguono senza produrre risultati. Viene interrogato Rosato
Camillo, il primo testimone, proprietario di un terreno non molto lontano dal
mio, anche lui danneggiato dall’acqua. Alcuni giorni dopo i tecnici del Comune
si presentarono presso la sua abitazione in cerca di qualche prova, per controllare
se la sua casa era in regola, nonostante stesse pagando anche la sanatoria. Queste
sono le ritorsioni che mettono in atto nei piani alti verso chi rende
testimonianza nei processi. Quando ci incontrammo mi spiegò tutto per filo e
per segno e di capirlo, perché se lo avessero richiamato non si sarebbe
presentato. Il secondo testimone stava mettendo in regola la costruzione in
quanto la doveva accatastare e si attaccarono ad un gradino che costui aveva
per entrare in casa. Il terzo aveva un garage abusivo che gli serviva da magazzino.
Cominciai a preoccuparmi anche per loro, a cosa fare per poterci aiutare l’un
l’altro.
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