venerdì 26 luglio 2013

Pressioni



Con l’altro ennesimo allagamento non tardò a interviene il giornalista mandato da Legambiente, era quello del 2000. Mi telefonò che sarebbe venuto a parlarmi ma prima mi avvisò che doveva passare in Comune, forse per chiedere il permesso. Mi assentai per circa un’ora, quando l’architetto del Comune R. M. si presentò a casa mia e trovò mia moglie: ci fu una tale prepotenza da parte sua nell’accusarci che la casa non dovevamo costruirla li, che era abusiva e costruita sul canale. Io non ero presente, peccato, perché qualche parolina gentile se la sarebbe proprio meritata. Al mio rientro mi riferì tutto mia moglie.  Arrivò anche il giornalista, il quale mi riferì che era stato in comune per sapere cosa stava succedendo nella mia proprietà. Gli mostrai tutti i documenti e le foto. Infine mi disse che al Comune gli avevano detto che la casa era sul canale, al che volle accertarsi di persona: gli feci fare il giro di casa e della proprietà. Ad un certo punto rivolto al Comune esclamò: «Non possono prendere in giro le persone così: la casa è distante dal canale»! L’articolo infine lo titolò proprio così: «La casa sul canale»
Il mio tormento e la mia maledizione non hanno fine, tanto sono costretto a continuare a rimetterci, sacrifici su sacrifici, mettevamo via per l’inverno il cibo come le formiche, e l’acqua ogni volta si portava via tutto. Costretti a fare debiti per tirare avanti ci restava solo la speranza, nostra unica forza che ogni giorno si faceva sempre più debole, fino a quando l’acqua con l’ultimo allagamento si prese anche quella. Chiesi più volte che venissero presi provvedimenti in merito ma niente da fare, la giustizia è sorda e non ci sente, o meglio ha orecchi solo per pochi privilegiati, sicuramente non per un povero cittadino calpestato nei suoi diritti fondamentali. I legali non si riesce mai a capire quali giochi fanno, se stanno con te o con la controparte. Sanno essere ambigui.
Verranno nominati dei consulenti di parte, i famosi C.T.U. Il primo rifiutò con la scusa di avere rapporti con il Comune. Trascorsi 6 mesi lo seguì anche il secondo, perché tesseva rapporti con il consorzio di bonifica dell’Arneo. Così le udienze si susseguono senza produrre risultati. Viene interrogato Rosato Camillo, il primo testimone, proprietario di un terreno non molto lontano dal mio, anche lui danneggiato dall’acqua. Alcuni giorni dopo i tecnici del Comune si presentarono presso la sua abitazione in cerca di qualche prova, per controllare se la sua casa era in regola, nonostante stesse pagando anche la sanatoria. Queste sono le ritorsioni che mettono in atto nei piani alti verso chi rende testimonianza nei processi. Quando ci incontrammo mi spiegò tutto per filo e per segno e di capirlo, perché se lo avessero richiamato non si sarebbe presentato. Il secondo testimone stava mettendo in regola la costruzione in quanto la doveva accatastare e si attaccarono ad un gradino che costui aveva per entrare in casa. Il terzo aveva un garage abusivo che gli serviva da magazzino. Cominciai a preoccuparmi anche per loro, a cosa fare per poterci aiutare l’un l’altro.

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