domenica 11 agosto 2013

Ultimo atto



A Febbraio, 2013, ho chiesto il documento 335 CPP alla procura di Udine per conoscere chi era il magistrato che portava avanti la procedura degli allagamenti di Mesagne. Come mi indicò il magistrato di Brindisi non dovevo più andare giù in Salento per richiederlo: visto che erano passati cinque anni da quando risiedevo ad Udine. Hanno rifiutato comunque la mia domanda e mi hanno detto che essendo una regione indipendente non ne aveva la possibilità. A questo punto, il 1 Marzo ho inviato un ennesimo esposto alla Procura di Brindisi e per conoscenza, anche alla procura di Udine. Non ho comunque ricevuto nulla, sempre nell’indifferenza della mia persona. Dopo poche settimane mi hanno contattato degli amici da Mesagne e mi hanno avvisato che era uscito un articolo sul giornale riguardo gli allagamenti. Con grande piacere visi che si stava muovendo qualcosa, ma dopo aver letto l’articolo sono rimasto sbalordito. Il comune, l’ANAS, e la Provincia erano state condannate e dovevano risarcire i danni ai cittadini che avevano subito gli allagamenti. Questi, tranne me avevano vinto la causa, ma per essere risarciti dovevano aspettare il processo penale! I soldi comunque non venivano pagati dal comune, perché in quel periodo era assicurato dall’Assitalia. Com’è possibile che un processo civile sia finito prima di uno penale, del quale non si hanno ancora notizie? L’avvocato Morgrse  all’inizio ci doveva tutelare tutti e 125, ma invece di portarci davanti al tribunale civile, ci portò al penale. Perché, questo processo non lo si doveva fare? Nel 2007 si tentò di archiviare il caso, ma io pronto lo feci riaprire. A questo punto il figlio prese in tutela solo cinque persone, tutte della casta, tra le 125 e le portò questa volta davanti al civile e gli fece vincere la causa. Ancora più infuriato, il 9 Aprile, ho inviato una raccomandata al Giudice che presenziò la causa De Mastro, per metterlo a conoscenza della mia storia, e per avere notizie in merito al processo penale. Non ho comunque mai avuto notizie. Com’è possibile che chi ti tede tutelare, invece, ti lascia nell’indifferenza? Eppure siamo noi che li paghiamo i loro stratosferici stipendi. Un domani sperò che l’avvocato in Salento abbia un po’ di coscienza e che mi dia la possibilità di aver ancora fiducia nel prossimo e nella giustizia. Adesso non faccio altro che tirare a campare, qui a Udine, lontano dalla mia amata terra, nel mio camper. Spero che qualcuno, leggendo questa storia, apra la propria coscienza, affinché possa capire cosa è la giustizia oggigiorno e che ne tragga consigli per non incappare nei miei stessi errori. Tutte quante queste persone sono latitanti quando si tratta di dare spiegazioni e di prendersi le proprie responsabilità; e quando devono pagare i loro errori, queste amministrazioni dello Stato, sono tutte tutelate. Noi invece siamo costretti a pagare senza avere la possibilità di reclamare, dobbiamo stare zitti senza ricevere i nostri diritti. Non hanno alcun rispetto per le dignità altrui, distruggendo così le famiglie e i loro beni. Mettono la gente in condizioni tali a fare scelte che non vorremo mai pensare. Mi auguro di trovare la giusta strada, con l’aiuto di amici, per riprendermi quello che ho perso e anche la mia dignità, più volte infangata. Non abbandonerò mai la mia lotta intrapresa per i miei diritti e spero di riuscire, un domani, a rifarmi una nuova vita.

    

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