lunedì 5 agosto 2013

Il 2007, l’anno più nero che più nero non si può con questo per fortuna finì

 Sempre nel 2007 mi arrivò un ingiunzione di pagamento da parte di Equitalia: si richiedeva l’ICI del 2004-2005. Quando ci fu l’allagamento nel 2003 il sindaco di Mesagne mi rassicurò che mi avrebbe aiutato con il pagamento dell’ICI, vista la mia situazione economica, frase che restò a parole.
Scesi così a Mesagne per risolvere il problema, con l’intenzione di pagare la metà, come voluto dalla legge. Con arroganza mi venne risposto che dovevo pagare tutto per intero, visto che il sindaco non aveva messo nulla per iscritto. Ritornato a Cervignano mi presentai a Equitalia e chiesi la divisione della somma, in quanto non lavoravo e non avevo soldi. Mi divisero così il pagamento in rate mensili, ma al nono mese mi arrivò un’altra ingiunzione intestata a mia moglie e la pago. Dissi a mia moglie di rivolgersi al sindacato e gli viene risposto, come già sapevo, che dell’ICI ci spettava pagarne la metà. Il sindacato fece una lettera che spedii al comune di Mesagne e mi risposero che solo mia moglie aveva il diritto di pagare la metà, io no! Ecco uno dei tanti puntigli che il comune aveva contro di me. Una settimana dopo mi arrivarono da pagare anche i rifiuti del 2004-2005 di Mesagne e pensare che non abitavo più lì! Scesi di nuovo a Mesagne e prendo appuntamento con il sindaco. Il sindaco non era più lo stesso e dovetti spiegare tutta la mia faccenda a quello nuovo. È stato molto gentile, questo lo devo riconoscere, e si è dimostrato un bravo sindaco. Chiamò la responsabile dell’ufficio tributi e questa quando sentì il mio nome rimase meravigliata, si scusò e dopo essermi presentato da lei, prese tutti i miei dati e mi disse che mi avrebbe mandato i bollettini con ciò che mi rimaneva da pagare.
Dopo un po’ di tempo mi arrivano questi bollettini e mi accorsi che erano superiori a quanto dovrebbero essere stati: dovevo pagare altri 800 euro. Se li avessi pagati avrei pagato il 150% e anche di più delle tasse dovute. Niente… Portai così questi bollettini al sindacato che mi disse che non andavano bene e telefona lui alla responsabile. Dovevo pagare questi altri soldi e dissero che me li avrebbero restituiti. Per non cadere in un’altra “trappola” denunciai il fatto alla finanza. Mi consigliarono di mandare tutti quanti i bollettini che avevo già pagato al comune di Mesagne e di chiedere quanto mi rimaneva. Arrivati i bollettini, questi risultavano abbassati da 800 euro a 78! Pagai, credendo che si era risolto tutto. Ebbene, non passarono nemmeno due mesi che mi arrivarono gli stessi bollettini dell’ICI che avevo già pagato! Li dovevo ripagare… Dovevo andare a Roma e gli dissi di smetterla di intimidirmi e già sulla strada mi spostai a Mesagne per risolvere la storia. Conclusione, il comune si era dimenticato di avvisare Equitalia che le tasse le avevo pagate, un’altra volta il comune cercò di fregarmi.
In contemporanea, il 20 Aprile, mia moglie ricevette una telefonata da parte di una ex vicina, proprietaria del terreno a noi confinante. Gli avvocati lasciavano l’incarico perché la denuncia era stata archiviata, e se qualcuno volesse andare avanti doveva trovarsi l’avvocato. Mi fu ormai chiaro che questo processo non s’ha da fare ecco perché diesi l’incarico ad un’altra avvocatessa, Marina. Anche questa dopo quattro mesi lasciò l’incarico, essendo stata anch’essa intimidita.
Dopo una settimana, il 26 Aprile ricevetti una notifica di archiviazione dalla Procura della Repubblica di Brindisi. “Com’era possibile che le mie denunce, quelle di altre 125 persone e il contributo di tecnici dell’Università di Bari non fossero sufficienti come prove?”, risposi prontamente. Mi vennero richiesto di presentare ulteriori prove. Incaricai così un’amica avvocatessa di Mesagne di presentare le prove richieste per il caso, e dopo poche settimane venni informato che gli avvocati incaricati dalle altre 125 persone non avevano presentato le prove richieste. Il caso rimaneva aperto e si doveva aspettare che venissero rifatte le indagini; tutt’oggi è aperto.
Nell’ottobre 2007 lessi sul giornale che il giudice disse iscrivere dal magistrato i nomi dei responsabili dei continui allagamenti nell’apposito registro per “disastro colposo”. Nonostante questo il caso rimase contro ignoti. Si scoprì addirittura che la città di Mesagne all’epoca era a rischio R4, cioè vi era una concreta possibilità di predita di vite umane durante le fasi alluvionali. Il sindaco ebbe comunque il coraggio di fingere di non sapere nulla di quest’altra storia. “Com’è possibile governare una città nonostante le continue lamentele, mettendo a rischio la salute della gente? Perché non sono stati eseguiti gli ordini del Prefetto? E quest’altro per cosa viene pagato? Per fare allagare più volte la città?”.
Da allora di questo processo non si sa più nulla, e tutte le volte che chiedo informazioni alla mia avvocatessa, questa mi risponde che bisogna aspettare che il tribunale apra le indagini.

 

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